Oltre
al tempo che dedico alle mie passioni, a volte accendo la televisione
per diverse ore pomeridiane. Vado pazza per molte serie di telefilm,
per film anche di vecchia data, per talk show di cucina, di
pasticceria. Mi sono accorta che sono più le ore di pubblicità che
quelle di spettacolo.E ogni giorno mi sorbisco per 50 volte lo stesso
spot pubblicitario. Non ne posso davvero più di Carlo che non ha
nemmeno il diritto di stare a casa un giorno se si ammala, non ne
posso più di telethon che seppure si vende come benefattore mi fa
pensare che tutto quello che spende in pubblicità potrebbe
investirlo nei 30 euro al mese che chiede. Sono stanca della signora
"vecchia" che vuole mettersi la minigonna - il consiglio e'
il pannolone che non si vede!!!- no "bella mia usa una bella
gonna a ruota". E poi scusate, primo sembra che le donne
facciano pipì incontenibili dalla mattina alla sera, e
secondo...solo le donne?? Ai maschietti in età avanzata non
succede?? . Personalmente quando vengo bombardata in maniera
estenuante mi irrito e ho la reazione contraria: il prodotto a me
diventa detestabile. Mi chiedo anche se trasmettere con tale
intensità lo stesso spot non sia un vero e proprio atto che crea
malessere agli utenti e si possa perseguire per legge. Magari un buon
avvocato mi sta leggendo....
Il
massimo dell'odiosità però l'ho raggiunto con un nuovo spot. Hai
mal di testa? hai il ciclo. Hai voglia di cioccolata? hai il ciclo.
Hai voglia di ridere? hai il ciclo. Io ho spesso mal di testa, voglia
di cioccolata e non ho più il ciclo da 20 anni!! Ecco questa la
trovo una delle pubblicità più volgari e offensive degli ultimi
anni: altro che sessismo!!! Mi meraviglio che le femministe non siano
intervenute, perchè alla lunga sta quasi a dire che poiché il ciclo
altera le emozioni femminili non si sa dove si possa andare a finire
lasciando loro alcune decisionalità magari importanti.
Per
finire, dato che siamo l'obiettivo della pubblicità, invito a
disdegnare tutti i prodotti che vengono proposti in maniera ossessiva
e se per sbaglio finiscono nel carrello, a ributtarli sugli scaffali.
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